Italia Nostra

notiziario della sezione di Milano             luglio 2004

 

I PARCHEGGI Questioni di metodo

Nadia Volpi

 

30 anni fa quando pioveva, Milano era allagata solo nelle zone dove esondavano i fiumi in quanto erano stati racchiusi in un alveo troppo stretto. Nelle altre zone della città il drenaggio delle acque era accettabile.

Oggi 2004 anche in caso di piogge non torrenziali, la città si allaga, strade e marciapiedi sono invasi dall’acqua ristagnante, non solo nelle aree di scolo dei tombini.

Le ragioni non sono poi così arcane.

La superficie percolante cittadina è sempre più scarsa. Cemento e asfalto oltre a costruzioni sotterranee coperte da “giardini pensili con erba per gatti” stanno aumentando la desertificazione.

L’acqua cambia il suo percorso, non viene assorbita dal terreno. La maggior parte delle acque di “spurgo” di allagamenti forzati delle costruzioni sotterranee, vengono convogliate in fognatura per poi andare ai depuratori che non assolverebbero più al loro ruolo, con acqua diluita.

 

 Se un’area prima destinata a campi o prati con alberi e siepi di circa 100.000 mq, viene coperta da costruzioni  parcheggi e strade; in caso di una pioggia di 100 mm (=10cm). d’acqua moltiplicata per i 100.000 mq. di copertura impermeabile (cemento e asfalto) porterebbe ad un accumulo di acqua di 10.000 m3 che in poco tempo si riversa nelle fognature in città e nelle rogge adiacenti se in campagna.

10.000 m3 di acqua corrispondono al volume di 3 caseggiati da 6 piani. Una volta quei 10.000 m3 venivano assorbiti dal terreno e subivano un filtraggio naturale. Cosa che ora non avviene più.

 

Il terreno sotto le strade e marciapiedi è desertificato. Anche in caso di nubifragio l’acqua resta in superficie, ed  ha una sola via di sfogo: la fognatura.

Le piante ad alto fusto dei nostri viali e dei pochi giardini rimasti, mitigano l’inquinamento acustico ed assorbono l’inquinamento atmosferico. Per assorbire acqua dovrebbero infilare le loro radici nelle condotte fognarie.

La forza di una pianta sono le radici da cui traggono nutrimento e stabilità. Ma che vita e nutrimento possono avere lungo le nostre strade dove hanno libero solo il colletto e sotto è rimasto il deserto??

 

 

Quindi

 

Decalogo dei parcheggi redatto dall’Associazione Italia Nostra a giugno 1997 e ancora oggi 2004 applicabile:

  1. evitare l’ulteriore riduzione della superficie filtrante ancora disponibile permettendo il passaggio delle acque superficiali nella falda sotterranea;
  2. evitare localizzazioni sotto giardini e parchi pubblici esistenti e in previsione;
  3. escludere e non ridurre o disturbare spazi e infrastrutture per il tempo libero attualmente disponibili;
  4. escludere zone con preesistenze archeologiche;
  5. data la presenza di numerosi posti auto liberi nel centro storico, evitare nuove costruzioni al suo interno;
  6. considerare localizzazioni in aree dimesse,soprattutto di piccola dimensione;
  7. privilegiare parcheggi in elevazione e dove ciò non sia possibile,scegliere localizzazioni sotto sedi stradali o aree già pavimentate;
  8. preferire per quanto riguarda la tipologia,posti auto anziché box, in quanto i primi richiedono meno spazio, costo più contenuto, e garantiscono un uso più corretto;
  9. dislocare correttamente i parcheggi in rapporto alla possibilità di un reale e rapido utilizzo da parte della cittadinanza;
  10. adottare, efficaci correttivi urbanistici, contestualmente alla costruzione dei parcheggi anche quelli previsti in aree private, che impediscano la sosta nell’area di influenza,

 

aggiungerei un nuovo punto

vietare la concessione Edilizia per il recupero dei sottotetti se non si ha un posto auto certificato e pertinenziale in zona, a meno che il recupero sia legato all’appartamento sottostante, ma con diretta e inscindibile pertinenza.