Le
problematiche connesse ai temi che abbiamo approfondito in questo gruppo, in
larga misura, richiedono, per poter essere affrontate adeguatamente una
dimensione più vasta del solo comune di Milano, e pongono il tema della
costruzione di un governo dell’area metropolitana.
Sarà
questo un processo che richiederà del tempo per essere portato a compimento,
nel frattempo sarà necessario sviluppare una collaborazione fattiva ed una
sinergia nel conseguimento degli obiettivi tra il Comune di Milano , la
Provincia ed i Comuni della cintura metropolitana, cosa che negli anni passati
non è mai stata messa in atto dal centrodestra, neppure quando governava il
comune, la provincia e la regione.
Ed
il bilancio di 10 anni di governo di Milano da parte casa delle libertà ( più
cinque della lega nord) è disastroso, l’immagine di Milano è quella di una
città in crisi di identità, di sviluppo, di prospettive, con una qualità
ambientale e della vita che è andata progressivamente peggiorando in questi
anni, anche se permangono forti potenzialità e risorse, nel tessuto sociale,
culturale ed economico per un rilancio della nostra città..
Il
sindaco Albertini, pur avendo assunto, in alcuni casi, anche poteri speciali,
non è riuscito, non diciamo a risolvere, ma nemmeno migliorare la situazione
rispetto ai gravi problemi che affliggono la nostra città.
Per
questo è necessaria una profonda discontinuità nelle politiche e negli
indirizzi, attuati in questi anni, dalla giunta comunale, la situazione di
Milano richiede un profondo cambiamento, richiede un progetto nuovo per la
città ed il suo futuro, un progetto che la destra non ha mai saputo, o
voluto, proporre.
Nel
quadro di questo progetto dovremo pensare Milano come “ città di città”, Milano
deve essere trasformata in modo tale che ogni sua parte acquisisca gli elementi qualitativi che fanno di un
agglomerato urbano una vera e propria città, superando il concetto stesso di
periferia.
Per
ottenere ciò è necessario che la città centrale ceda quantità significative di
attività pregiate ma congestionanti da trasferire in aree attualmente
periferiche, ma non come cattedrali nel deserto di periferie abbandonate alle
varie forme di degrado: la realizzazione di nuovi poli deve essere guidata da
una idea progettuale che crei all’intorno nuova qualità urbana e armonizzi i
nuovi edifici e le nuove attività con quanto di positivo può esserci nel
tessuto urbano preesistente ( verde ed altri elementi naturali/artificiali
superstiti da tutelare , beni culturali da recuperare e riusare a fini sociali,
vecchi quartieri a buona qualità edilizia eventualmente da riqualificare ecc.).
Siano tutelati, recuperati e riusati a fini sociali e culturali gli edifici e i
luoghi storici di ogni epoca che testimoniano la memoria storica e creano
identità, si creino nuovi edifici e luoghi che qualifichino e caratterizzino
gli agglomerati privi di qualsiasi elemento di bellezza e di identità.
Si
pone, perciò, in termini generali il problema del necessario ruolo del governo
della città per promuovere uno sviluppo di qualità, ecosostenibile, uno
sviluppo fondato sull’innovazione, che tenga in conto la limitazione delle
risorse( di spazio, di impatto ambientale, di tollerabilità umana).
Le
grandi risorse di sapere e di capacità delle Università e della ricerca, del
mondo del lavoro e delle imprese devono concorrere ad indirizzare lo sviluppo
sociale ed economico della nostra città verso un’innovazione di prodotti e di
servizi.
Pensare un nuovo sviluppo ecosostenibile per la nostra città ci
pone di fronte ad alcuni grandi nodi che ne sono alla base, acqua, energia,
rifiuti, trasporti/mobilità , su questi settori strategici che ne possono
indirizzare lo sviluppo futuro operano aziende come Amsa, Aem, Atm, ex
Acquedotto ora in MM, MM stessa, le ex municipalizzate per capirci, che in questi
anni hanno vissuto processi di privatizzazione discutibili, questi processi
vanno ridefiniti ed inseriti in una logica complessiva che possa rilanciare un
ruolo di indirizzo pubblico in questi settori chiave.
Va ribadito che tutto ciò andrà inserito in una dimensione
metropolitana la sola possibile per poter operare efficacemente nella direzione
di uno sviluppo ecosostenibile.
Neppure
va dimenticato che alcune di queste aziende sono state per molti anni, ed in
parte sono ancora , fonti di entrate economiche importanti per il Comune
entrate che hanno permesso di finanziare quel welfare milanese che è stato in
passato un elemento di vanto per la nostra città.
In
conclusione di questa premessa vogliamo sottolineare che sia per gli aspetti
sopra accennati che per le questioni che affronteremo in seguito l’Unione dovrà
caratterizzare la propria differenza dal centrodestra nell’ impegno ad attivare
un meccanismo di partecipazione e condivisione delle scelte da parte dei
cittadini, dei lavoratori e dei soggetti sociali interessati.
Si
tratterà, in sostanza, di costruire un modo nuovo di governare la città
attraverso strumenti di partecipazione diretta dei cittadini.
Il
tema dello sviluppo ecocompatibile e di qualità non può non incrociare quello
del lavoro.
In
questi anni abbiamo assistito ad un progressivo dilagare di forme di lavoro
sempre più precarie, che coinvolgono ormai la maggior parte delle occasioni di
lavoro che si creano nella nostra città.
Per
i giovani, anche laureati nelle migliori università, la prospettiva più
frequente è quella di un lavoro sottopagato, senza garanzie, che impedisce loro
di rendersi autonomi dalla famiglia e costruirsi una propria prospettiva di
vita.
L’Unione
se governerà il Comune di Milano si
propone di utilizzare tutti gli strumenti in suo possesso per contrastare
questa tendenza alla precarietà selvaggia, favorendo la creazione di posti di
lavoro stabili con stipendi dignitosi.
Questo
impegno vale in particolare per i lavoratori che direttamente dipendono
dal Comune, ma anche di quelle aziende
in cui il comune esercita un potere di indirizzo delle scelte.
Occorre capovolgere il rapporto instaurato da
Alberini in questi anni e puntare al miglioramento della qualità dei servizi
attraverso il miglioramento della qualità del lavoro.
Bisogna
recuperare le risorse ed individuare gli strumenti per consentire al Comune di
assumere personale a tempo indeterminato e ridurre la prassi dei salari
d’ingresso, che falcidiano stipendi che già non bastano ad arrivare alla fine
del mese.
Ma
il Comune può anche esercitare altre funzioni a sostegno del lavoro di qualità,
in primo luogo definendo dei criteri adeguati, nella assegnazione degli
appalti, che non siano solo il minor costo.
Può
anche contribuire ad esercitare un adeguato controllo sulle condizioni di
lavoro per garantire la sicurezza e la legalità.
Lavoro
di qualità si crea, anche, se c’è un ambiente che favorisce ed aiuta lo
sviluppo, la competitività territoriale dipende anche dalla qualità
dell’ambiente urbano, dalla vivacità culturale del tessuto sociale della città,
dal rapporto che si crea tra le università, i centri di ricerca ed il complesso
delle attività culturali ed economiche della città.
Il
Comune può esercitare una funzione diretta o indiretta in tale direzione,
comunque importante, a questo scopo di deve pensare alla costituzione di un
assessorato al lavoro ed alle attività produttive, che attualmente non esiste,
ma sarebbe indicativo di una reale assunzione di responsabilità e di
operatività su questo tema, che invece la giunta uscente ha completamente
delegato al mercato.
Tale
assessorato ed in generale la politica comunale potrebbero sostenere, nella
direzione di uno sviluppo ecocompatibile e di qualità i vari settori produttivi
della nostra città, da quelli più forti e presenti, come per esempio il credito
e la finanza, il commercio, l’editoria ecc., a quelli che richiederebbero
investimenti per favorirne un ulteriore sviluppo, come quello del turismo, o
quello della cultura che va considerata anche come un fattore di crescita
economica e di creazione di posti di lavoro, senza rinunciare al rilancio di
nuove forme di attività produttiva che si indirizzino verso l’innovazione dei
prodotti e le fasce alte della produzione.
Abbiamo
già detto che la qualità dell’ambiente urbano è un fattore importante della
competitività territoriale, ma gli interventi di rinnovamento e di
modernizzazione necessari dovranno avvenire mantenedo il carattere ( l’anima)
di Milano, conservando la memoria ed i luoghi della memoria come solida base su
cui costruire il futuro.
Per
valutare i progetti urbanistici, quindi, diversamente da quanto è avvenuto
finora, andranno considerati non solo i criteri di convenienza economica, ma
anche dei criteri estetici, dei criteri
di bellezza nell’assetto urbanistico e negli interventi che verranno operati
sul territorio, andranno anche valutati l’impatto ambientale e le conseguenze
sulla mobilità.
Una
particolare attenzione andrà dedicata a questi ultimi due aspetti, visto lo
stato attuale della nostra città per quanto riguarda l’inquinamento ed il
congestionamento in cui viviamo, per modificare questa situazione si dovrà
recuperare territorio ai bisogni collettivi ( verde, piste ciclabili, servizi,
edilizia popolare ecc.), a questo scopo si potranno anche utilizzare aree che
possono essere liberate decentrando alcune funzioni (carcere,caserme,palazzo di
giustizia ecc.) o aree inutilizzate ( scali ferroviari ).
In
una logica di città politicentrica si dovranno prevedere aree pedonalizzate
distribuite su tutta la città ( non solo nel centro o nei luoghi di pregio) per
costruire spazi di socialità e di qualità urbana anche nelle periferie.
Se
questo è l’orientamento è evidente che lo sviluppo dei poli urbanistici non può
essere delegato ai soli privati, pena i problemi di qualità ambientale e della
vita che si sono evidenziati nei grandi progetti che si sono posti in atto in
questi anni, o che si prevedono per l’immediato futuro, che si dovranno
correggere.
In particolare si dovranno verificare i progetti avviati dall’attuale giunta sulle aree industriali dismesse, con la revisione di quelli non ancora definitivamente approvati , come il polo urbano della Fiera e l’area Garibaldi-Repubblica, con l’obiettivo di una riconfigurazione delle volumetrie edificabili al fine di ottenere aree a verde realmente fruibili e dove possibile l’incremento delle quote di servizi, dell’edilizia pubblica, di quella convenzionata e delle abitazioni per gli studenti, con eventuale spostamento fuori città di alcune funzioni previste negli attuali progetti.
Per
governare positivamente questi processi ci dovremo dotare di un nuovo Piano di Governo del Territorio ( PGT
) per correggere gli errori fatti dalla attuale giunta, limitare gli effetti
della speculazione fondiaria, contrastare la tendenza indiscriminata
all’addensamento del costruito, all’aumento delle altezze degli edifici ed al
peggioramento della qualità architettonica degli interventi, accompagnato da
una seria Valutazione Ambientale Strategica (VAS).
Questo
modello andrà applicato anche per le aree ferroviarie e demaniali ancora da
dismettere ( che potranno essere utilizzate in parte per migliorare la
distribuzione delle merci in città ) in cui le volumetrie edificabili non
dovranno dipendere da esigenze finanziarie delle ferrovie o del demanio.
La
riqualificazione urbanistica della nostra città non può prescindere da un forte
incremento delle aree dedicate al verde, il verde non è solo bello, ma è
necessario alla nostra vita ed in città è indispensabile.
Tale
incremento può essere realizzato utilizzando aree demaniali, aree vincolate dal
Piano Regolatore e aree dismesse.
Inoltre
da est ad ovest si potrebbe realizzare un anello verde, attorno alla città,
mediante l’allargamento dei parchi di cintura (il parco di Trenno, il parco
Nord, il parco Lambro e il Parco Forlanini, realizzando la cintura verde Milano
Ovest connettendo Bosco in città, parco della Cave, Cascina di Prezzano e parco
dei Fontanili e considerando le aree agricole del parco sud, che vanno
mantenute e tutelate nella loro destinazione produttiva, prevedendone modalità
di fruizione pubblica, per esempio con percorsi ciclopedonabili).
Per
quanto riguarda le aree agricole ancora presenti nel territorio comunale
occorre assumere un forte impegno verso “l’agricoltura in città” da considerare
come un valore non solo per la produzione di alimenti ma anche come
integrazione e scambio fra le culture urbane e la cultura rurale. L’agricoltura
che si apre alla città in funzione didattica, di educazione ambientale, di
mantenimento di un territorio ordinato e aperto alla fruizione pubblica e di
equilibrio ambientale.
L’incremento
del verde darebbe inoltre un contributo alla riduzione dell’inquinamento
atmosferico che fa di Milano una delle città più inquinate, anche in
conseguenza della sua collocazione nella pianura padana che ha delle
caratteristiche geografiche e climatiche che contribuiscono ad aggravare il
problema.
Dobbiamo
perciò espellere dalla città i combustibili più inquinanti ( cominciando dai
sistemi di riscaldamento ) sostituendoli con il metano, o dove è possibile con
le energie rinnovabili, si deve costruire e ristrutturare gli stabili
utilizzando le tecnologie che permettono risparmio energetico.
Qualità
ambientale non significa,però, solo
aria più pulita ma anche acqua. L’ acqua è un bene prezioso ed un diritto
fondamentale , la sua qualità è fondamentale per gli esseri umani e non può
quindi essere privatizzata.
Si
deve completare il sistema di depurazione delle acque della città , affrontando
e risolvendo il problema dello smaltimento dei fanghi che il centrodestra in
questi 10 anni di governo non ha saputo risolvere.
Bisogna
iniziare a progettare una rete fognaria differenziata tra acque bianche e acque
a forte contaminazione.
Va
mantenuto il ruolo pubblico del Consorzio delle Acque Potabili che con l’ex
Acquedotto di Milano dovranno collocarsi in una prospettiva di integrazione
nell’area metropolitana.
Anche
la questione dei rifiuti richiede forti interventi. Milano negli ultimi anni ha
fatto sostanziali passi indietro nella gestione dei suoi rifiuti portando alla
termodistruzioni percentuali significative di materilai che potevano andare
alla raccolta differenziata.
Occorre,
perciò, ricominciare la raccolta differenziata dell’umido in tutta la città,
con l’obiettivo di produrre comppost di qualità. Si dovrà perseguire una
politica di sinergie tra pubblico e privato nel campo del riciclaggio delle
materie seconde.
Si
dovrà ristrutturare la fiscalità comunale, in particolare sui rifiuti, per
promuovere comportamenti ambientalmente virtuosi e penalizzare quelli dannosi.
Andrà
elaborato un programma pluriennale di riduzione progressiva dei rifiuti e degli
imballaggi, che faciliti l’obiettivo generale di rendere Milano autosufficiente
nello smaltimento dei suoi rifiuti, evitando la costruzione di altri
termovalorizzatori.
Il traffico nella nostra città è giunto ad un livello di congestione non più sostenibile, sia sul piano dell’inquinamento e della salute che su quello della qualità della vita.
Affrontare
questo problema implica confrontarsi con una dinamica che non solo travalica
l’area cittadina ma per molti versi va anche oltre la stessa area metropolitana.
Ogni
giorno nella nostra città arrivano centinaia di migliaia di persone per i più
svariati motivi ( non solo per lavoro ) ed ogni sera escono dalla città.
Questo
flusso, che si somma alla mobilità interna, non può essere gestito con grandi opere
infrastrutturali che tendono a “portare le autostrade in città “ e neppure costruendo “superstrade” interne all’area cittadina che la taglino da
un lato all’altro.
Questo
è stato l’indirizzo della giunta attuale sui grandi assi viabilistici, come le
gronde nord e sud.
Questa
ipotesi è fallita e non ha futuro, non si può continuare a rincorrere il
continuo aumento dei flussi automobilistici cercando disperatamente di
fluidificarli.
E’
necessario costruire le condizioni affinchè una quota sempre maggiore di
traffico privato si sposti verso il trasporto pubblico. ( in primo luogo su
ferro).
Saranno
necessari investimenti, e vista la scala del problema le risorse andranno
reperite anche dal coinvolgimento della
Provincia e della Regione, ma è necessaria prima di tutto una volontà politica
che fino ad ora non c’è stata.
Gli
investimenti devono servire per sviluppare le linee di trasporto pubbliche, in
primo luogo verso l’esterno della città verso i comuni della provincia , in
particolare le linee delle metropolitane,a raccordare il trasporto ferroviario
( il passante, che deve essere
completato e sviluppato ) con le linee ATM, devono servire per costruire corsie
protette e rinnovare i mezzi del trasporto di superficie, secondo criteri
diversi da quelli attuati sino ad ora con mezzi sempre più enormi e lenti e di
conseguenza sempre meno frequenti ( in molti casi i tempi di attesa sono
superiori ai tempi di viaggio ! ).
E’ necessario reperire le risorse per completare i progetti esistenti ed in parte già finanziati, in particolare la linea 5 che andrebbe prolungata fino a Monza.
Ma
per essere efficaci e determinare un consistente spostamento di utenza verso il
trasporto pubblico è necessario operare anche a livello dei costi.
Rendendo
gratuiti i posteggi di raccordo con le metropolitane e le linee di trasporto di
superficie ( e dove non ci sono devono essere costruiti o ampliati se
insufficienti ).
Operando una riduzione del costo del
biglietto ( in primo luogo estendendo la tariffa urbana almeno all’area
metropolitana ),ma soprattutto agendo sugli abbonamenti , in particolare quelli
annuali , abbattendone i costi ed attuando una adeguata campagna promozionale
anche attraverso accordi con le aziende per facilitare e diluire i pagamenti.
Sarà
anche da valutare un prolungamento dell’orario di circolazione dei mezzi
pubblici.
Le
minori entrate sarebbero compensate dall’incremento dell’utenza, e dal
possibile conseguente aumento delle entrate pubblicitarie.
Per
quanto riguarda la mobilità interna alla città occorre incentivare lo sviluppo
del traffico su due ruote, in particolare quello ciclistico.
L’
Unione si deve impegnare in un arco di tempo adeguato ( che può anche andare
oltre una singola tornata amministrativa) a costruire un vero sistema di piste
ciclabili che permetta, una volta completato, di spostarsi da ogni punto della
città ad un altro in corsia riservata, con una propria adeguata segnaletica e
sistema semaforico ( prendendo ad esempio città europee molto avanzate su
questo terreno, come Amsterdam).
Gli
investimenti e lo sviluppo del trasporto pubblico, unitamente al crescere di
forme di mobilità alternative come quella su due ruote, il car sharing ecc.
potranno consentire di riproporre la chiusura del centro storico alle auto
private, evitando che si ripresentino le problematiche emerse in esperienze
passate.
Per quanto riguarda i parcheggi
per residenti dovranno essere favoriti i progetti a basso impatto. La loro
localizzazione dovrà rispettare le caratteristiche storiche dei luoghi la presenza
di monumenti e la tutela delle aree a verde.
Altri
strumenti di intervento possono essere misure di una migliore gestione della
mobilità come una riorganizzazione degli orari della città ( per es. scuole ed
uffici ), la diffusione dei mobility manager, sistemi informatizzati di
controllo e regolazione del traffico.
Una
attenzione particolare va dedicata al traffico commerciale e delle merci, anche
per il notevole impatto che ha nel complesso della mobilità nella nostra città.
E’
necessario estendere il divieto orario di ingresso dei grandi camion
dall’attuale cerchia della circonvallazione esterna spostandolo verso la tangenziale, a questo scopo si potrebbero
utilizzare parti di aree dismesse periferiche per allestire spazi per la
intermodalità, distribuiti su tutta la cerchia della città in modo che non
assumano dimensioni esagerate.
Sarà
inoltre necessario un piano con
scadenze temporali definite entro cui gli attuali mezzi di movimentazione delle
merci dovranno essere sostituiti da mezzi ecologici.
L’obiettivo
generale che riteniamo si possa conseguire con questo complesso di interventi
può essere sintetizzato dal concetto di “ muovere al meglio possibile le
persone e non le auto “.
La
questione della casa a Milano sta assumendo sempre più i connotati di una vera
e propria “emergenza sociale”. Questo mentre la speculazione edilizia e
l’edificazione quasi selvaggia di questi ultimi anni hanno permesso il crescere
esponenziale di grandi fortune, senza che la città nel suo complesso ne abbia avuto
neppure un minimo giovamento.
I
problemi riguardano sia il mercato immobiliare che quello degli affitti, in
entrambi è necessario rilanciare un ruolo del pubblico.
E’
necessaria una riqualificazione dei quartieri e delle abitazioni di edilizia
popolare, con interventi che siano discussi con gli inquilini attraverso
adeguate forme di partecipazione.
Vista
la svendita attuata del patrimonio pubblico saranno necessari nuovi interventi
di edificazione popolare pubblica, che andranno collocati in primo luogo sulle
aree dismesse senza toccare gli standard a verde, ma andrà, comunque, data prima priorità alla ristrutturazione e
riqualificazione degli stabili esistenti.
Attraverso
misure di tassazione selettiva ( per es. l’ICI) andrà posta in atto una
politica di forte pressione per l’utilizzo dello sfitto.
Va
bloccata la vendita delle case popolari in tutta la città, con particolare attenzione alle zone
semicentrali perché il centro non deve essere area abitativa esclusiva per soli ricchi ( come è quasi ormai
completamente avvenuto) .
Proponiamo
che si crei una Agenzia Comunale per la casa per trovare alloggi in affitto a
famiglie o singoli in condizioni di disagio, con canoni di affitto sostenibili
per le fasce più deboli e per dare risposta al grave problema degli sfratti.
Andranno
costituiti appositi insediamenti abitativi in affitto per rispondere alle
esigenze di studenti e lavoratori non
residenti a Milano , ma che per motivi di studio e di lavoro devono vivere per
alcuni anni nella nostra città.
Infine
andranno inserite nel Regolamento Edilizio norme per la bio-edilizia e per
l’incentivazione all’inserimento dei pannelli solari sui tetti dei centri
commerciali e dei capannoni industriali.
Gli
interventi edilizi andranno resi pubblici, le DIA dovranno essere esminate dai
Consigli di Zona che devono avere voce in capitolo per l’utilizzo degli oneri
di urbanizzazione.
La
vita culturale di una città e l’accessibilità alla sua fruizione da parte di
tutti i cittadini sono uno dei requisiti della qualità urbana e possono diventare un fattore importante di
coesione sociale , ma il complesso delle attività culturali possono costituire
un elemento importante di crescita e sviluppo anche economico e sociale.
In
questo campo la situazione attuale di Milano è contraddittoria, accanto a punti
di eccellenza di livello internazionale ed al fiorire di esperienze diffuse nel
territorio, vi sono realtà di ampie fasce della popolazione che, per motivi
diversi, hanno poche o nessuna possibilità di entrare in contatto con i luoghi
di produzione e di offerta culturale.
D’altra
parte, ormai da molti anni, si è offuscato il ruolo di riferimento che Milano
ha avuto , in questo settore su scala nazionale.
Questo
anche perché è venuto meno il ruolo di sostegno e di promozione della cultura
che le istituzioni pubbliche hanno svolto storicamente nella nostra città.
Di
ciò ha risentito anche la qualità dell’offerta culturale : a Milano emergono
anche produzioni culturali innovative e
d’avanguardia ma, come la gran parte delle
esperienze diffuse nel territorio, in particolare quelle giovanili, ma non
solo, non sono adeguatamente
valorizzate e non trovano sbocchi per crescere ed in molti casi neppure spazi
per potersi esprimere.
Ma
anche sui punti di eccellenza la politica culturale della giunta uscente è
stata deficitaria, è mancata una politica di indirizzo generale e gli
interventi spesso faraonici hanno portato in molti casi ad uno sperpero enorme
di risorse ( vedi il caso eclatante degli Arcimboldi).
La
gestione delle risorse per la cultura dovrà essere molto accorta ed equamente
ripartita tra l’alta cultura ed i punti di eccellenza da un lato ed il sostegno
alle iniziative culturali diffuse nel territorio, in particolare nelle
periferie, che in una prospettiva di città multicentrica, devono diventare
luoghi di produzione e di fruizione culturale.
Da
questo punto di vista si dovrà prevedere un ruolo importante dei consigli di
zona ( o delle future municipalità ) in questa direzione.
Milano
può tornare ad essere una città di riferimento dell’arte contemporanea, come
seppe essere negli anni ’60, ma occorre che si metta in atto una politica
culturale da parte delle istituzioni pubbliche che sappia mobilitare in questa
direzione risorse sia pubbliche che private.
Vi
è un settore in cui Milano ha tuttora un ruolo di primo piano ed è quello
dell’editoria, ma questa
leadership si esprime solo sul terreno della
produzione si registra, invece, una
grave assenza di iniziative che la sappiano adeguatamente valorizzare anche sul
piano culturale.
E’
invece andata spegnendosi l’importanza del centro di produzione Rai di Milano,
che bisognerebbe rilanciare e sviluppare anche in considerazione del fatto che
la nostra città ha in questo settore una posizione di primo piano nel quadro
nazionale.
Andrà
riservata una particolare attenzione anche alla cultura scientifica, tenendo
conto che Milano ha una altissima tradizione relativa allo sviluppo del
pensiero scientifico, in particolare il comune dovrà svolgere una importante
funzione nel favorire la messa in rete delle risorse presenti sul territorio, a
partire dalle università e dai centri di ricerca.
Un
ruolo preciso il comune lo svolge in relazione alle biblioteche di quartiere
che in questi anni hanno vissuto momenti difficili ed in alcuni casi sono state
chiuse o sopravvivono con difficoltà, questo sevizio importante deve essere
invece potenziato e sviluppato, anche in termini innovativi, prevedendo un
allungamento dell’orario di apertura serale.
Altrettanto
diretta è la responsabilità del comune per quanto riguarda le scuole civiche,
che le amministrazioni di Albertini hanno snobbato e tentato di ridimensionare,
mentre sono una risorsa culturale storica ed importante per il futuro della
nostra città ed andranno rilanciate.
Infine
andranno messe a valore tutte le culture che oggi sono presenti nella nostra
città, che come tutte le grandi metropoli del mondo attuale è una città
multietnica , queste culture dovranno avere possibilità e spazi per potersi
esprimere ma soprattutto dovranno interagire con la nostra cultura, creare
conoscenza reciproca e condivisione, che sono sempre stati nella storia
dell’umanità gli elementi che hanno dato vivacità e spinta creativa alle
società ed alle culture, ed ancora di più lo sono oggi nella società contemporanea.
Due
proposte concrete per concludere:
Costruire
un luogo dove si praticano le “ culture attive “ ( potrebbe essere recuperato
il progetto della fabbrica del vapore ).Luogo in cui si deposita la memoria
storica dell’antropologia del teatro e si delineano le radici culturali del
teatro popolare e sociale. Luogo in cui si possono rintracciare le identità
culturali e collettive dei popoli e della loro evoluzione, creando memoria,
stratificazione, connessione tra le radici del passato e l’esperienza creativa
del presente, cultura interattiva forte della sua storia che sa creare scambio
anche con altre culture.
Istituire
una nuova figura da inserire nell’organizzazione civica: il narratore o la
narratrice storico/a della città di Milano; una persona di cultura che raccolga
la memoria collettiva, l’antropologia della città, i luoghi della memoria e che
tenga il diario della città che cresce e accompagni la sua crescita connettendo
ed armonizzando le evoluzioni culturali e strutturali della vita della città e
dei suoi cittadini.