Piazza Gobetti – Via Vallazze

Progetto Polipark per 501 box interrati:

considerazioni sull’impatto ambientale

 

03/03/06

Si riporta di seguito una sintesi delle osservazioni più rilevanti riguardo l’impatto ambientale dell’intervento in oggetto, a cura della Commissione Tecnica del Comitato Gobetti –Vallazze.

 

Aspetti transitori

1.      Viabilità primaria e traffico. L’arteria di via Porpora, coincidente con la corsia nord di Piazza Gobetti, è notoriamente un asse viario sovraccarico (traffico pesante, tram e mezzi pubblici) e di vitale importanza urbana (tangenziale est-Loreto). Via Vallazze, se pur considerata viabilità secondaria, funge in pratica da “scolmatore” per via Porpora. La cantierizzazione dell’intera isola verde di Gobetti e il blocco totale di via Vallazze per due anni porterebbero effetti macroscopici e ingestibili sulla congestione del traffico, cui si aggiungerebbe la movimentazione dei mezzi pesanti per la realizzazione dell’opera, rendendo invivibile la zona

2.      Flussi pedonali. L’area di piazza Gobetti è inserita in un sistema esteso fino a piazza Bottini FS/via Pacini metropolitana. La piazza viene traversata costantemente da un intenso flusso di pedoni legato ai mezzi pubblici. La cantierizzazione prevista trascura l’impatto legato al taglio completo di questo flusso, che potrebbe essere deviato solo sul perimetro, in particolare nel tratto di via Porpora già collassato, e privo di marciapiedi ampi. Risulterebbe in conseguenza penalizzato l’uso dei mezzi pubblici, difficili da raggiungere e deviati nei percorsi.

3.      Interruzione del servizio reso ai cittadini dallo spazio della piazza. Piazza Gobetti è l’unico “salotto” pubblico presente in una vasta zona che va da Piazza Aspromonte fin oltre la ferrovia. Non si tratta di un’aiuola stradale di risulta, magari poco o mal frequentata. E’ un luogo dove gli anziani trascorrono le giornate della bella stagione, in prossimità delle loro case. Dove i bambini trovano dei giochi. Dove ci si può sedere a scambiare una parola. Dove fa piacere passare mentre si torna a casa. Anche se è ben poca cosa rispetto a un parco, è tutto quello che abbiamo: a maggior ragione va tutelato, migliorato e curato garantendo anzitutto che la sua fruibilità non venga interrotta neppure un giorno. Ne va letteralmente della vivibilità delle giornate di tante persone.

4.      Danno agli esercizi commerciali: via Vallazze è ricca di negozi attualmente ad alta accessibilità che verrebbero ostacolati per anni, privando di un servizio i cittadini della zona e accelerando il negativo processo di scomparsa dei piccoli punti vendita già in atto da tempo in Milano.

5.      Posti auto. Per un tempo minimo di due anni, a causa del cantiere, perdita di almeno 200 posti auto in superficie, cui non si dà alcuna soluzione. In mancanza del parcheggio di interscambio Monte Titano (FS Lambrate) in zona Gobetti-Bottini il surplus di auto in cerca di sosta sarebbe ingestibile.

6.      Impatto sull’inquinamento dell’aria e danni alla salute. La situazione che oggi è già oltre i limiti per quanto rigurda le emissioni nocive degli automezzi, sarebbe insostenibile in condizioni di “infarto” della viabilità. A questo si aggiunga l’inquinamento sonoro.

7.      Prolungamento dei tempi di cantiere. Quanto detto avrebbe un impatto esponenziale nel caso insorgessero problemi tecnico-strutturali: in particolare lungo via Vallazze dove gli scavi, come da progetto, rasenterebbero le case, basandosi sull’esperienza di altri casi analoghi in Milano, la probabilità che si superino i due anni di cantiere è altissima data la delicatezza dell’intervento.

8.      Danni. Nel caso di lesioni gravi (come avvenuto in V. Compagni/Ampère) il rischio, oltre al prolungamento indefinito dei lavori, è quello di una modifica del progetto in corso d’opera, ovvero della impossibilità di ricevere garanzia che le soluzioni ipotizzate ad inizio lavori  per la salvaguardia del verde e dell’ambiente in generale, possano essere mantenute.

 

Aspetti permanenti

9.      Priorità. L’oneroso impatto ambientale determinato dall’intervento in oggetto non è giustificato dai benefici: questi benefici infatti non sono neppure valutabili se prima non si accerta con studi esaurienti il fabbisogno di posti auto effettivo, non si valutano le alternative possibili e non si delinea un piano delle priorità. In particolare non sembra verosimile mettere mano a un intervento in Gobetti se prima non si realizza il parcheggio di interscambio in piazza Monte Titano, comprensivo del nuovo terminal bus interurbani. Tale intervento, previsto da anni, metterebbe in condizione di sgravare l’ingresso entro la cinta ferroviaria di automezzi privati  e bus che oggi si attestano nella zona Gobetti-Bottini, permettendo di gestire diversamente e responsabilmente il fabbisogno locale.

10.  Artificializzazione del verde. Il tipo di interventi simili in atto a Milano porta a trasformare le aree verdi in zone parzialmente trasformate da una presenza artificiale percettibile, sebbene dissimulata, che condiziona il disegno urbano in superficie, la distribuzione e la tipologia del verde, i manufatti necessari fuori terra. Si sottolinea l’impatto sostanziale dell’edificio sotterraneo, che trasforma un giardino naturale in un gardino pensile, dove il terreno non può più avere la capacità di assorbire acqua, restituire umidità, equilibrare la temperatura, essendo ridotto a un mero tappeto “estetico”. Inoltre in futuro ogni danno all’impermeabilizzazione, fosse anche tra decenni, si tradurrà nella necessità di sbancare il “verde” azzerandone nuovamente l’impianto.

11.  Danno al patrimonio arboreo ad alto fusto. L’intervento mira in teoria a mantenere la cintura di platani che costeggia il perimetro dell’isola verde. L’impatto di una paratia di cemento profonda quattro piani sulle radici di un filare di platani posto a 2-3 metri di distanza (lato sud, alberi di 70 anni di altezza pari a case di 7 piani) è però evidente. E’ noto che il danno arrecato al taglio dello sviluppo orizzontale delle radici può portare alla morte della pianta anche in molti anni, con conseguente difficoltà a collegare causa ed effetto. Non va inoltre dimenticato l’impatto fortemente negativo sugli alberi durante il periodo di cantiere, per non parlare della rimozione di tutte le altre piante, anch’esse di alto fusto, presenti nella parte centrale,  che non potranno più tornare come oggi.

12.  Gestione del verde. Il concetto di affidare l’onere del mantenimento del verde ai proprietari dei box (basato sull’ipotesi non verificabile di vendita del 100% del costruito) è valido forse nel caso di piccole aree marginali, per le quali i box divengono una vera opportunità di riqualificazione. Qui invece si tratta di mantenere una qualità urbana di respiro, che a nostro avviso viene mal interpretata e richiede maggiori risorse, meritando la gestione diretta del Comune. L’impatto di una gestione “condominiale” sarebbe degradante, affidando a un piccolo gruppo di cittadini il bene di tutti.

13.  Perdita del piccolo commercio presente sulla piazza (chioschi alimentari), una realtà locale che fa sopravvivere una piccola rete di incontri e contatti di quartiere, un aspetto umano e quotidiano che per Milano è sempre più un ricordo. Questi esercizi non possono essere realisticamente ricollocati, e si vedrebbero costretti a cessare l’attività.

14.  Peggioramento del disegno della piazza (come da attuali proposte progettuali) a dimostrazione della natura della genesi di questo progetto, che non ha preso il via da una analisi accurata del sito.

15.  Riduzione dei posti auto a rotazione. In superficie, si prevede una riduzione permanente di circa 100 posti auto regolari (Vallazze-Gobetti) in seguito all’erronea convinzione che i box pertinenziali li compensino. Durante le ore diurne infatti esiste qui una marcata necessità di parcheggio legato al commercio e al lavoro locale. Dunque questi box non risolverebbero il problema dei parcheggi in zona, pur chiedendo alla cittadinanza grandi sacrifici.

16.  Pertinenzialità. I box in “project financing” sono nati come pertinenziali, ma questo vincolo è stato oggi contradditoriamente eliminato rendendoli oggetto di mercato. Si verifica nelle nuove realizzazioni in Milano l’acquisto da parte di cittadini non residenti in zona, la compravendita tramite agenzie e l’affitto in nero. Anche il cittadino tende a vedere il box come un affare, non come una soluzione al parcheggio. E’ lecito pensare che l’impatto finale di questi interventi sarà un ulteriore aumento di immatricolazioni di autovetture in città, grave impatto negativo in contrasto con gli obbiettivi dichiarati.

17.  Scala dell’intervento. La pretesa di raggiungere il numero di 500 box, legata a necessità economiche, espone a vari rischi e a un impatto negativo per la scala dell’intervento: rischio di invenduto per il piano più basso, con conseguenze di ordine pubblico e sicurezza; rischi tecnico/strutturali dovuti alla falda freatica e in generale al moltiplicarsi dei problemi costruttivi e di impatto generale dell’opera; obbligo di ventilazione forzata meccanica per il 3° e 4° piano interrato, con costi di esercizio e manutenzione e impatto maggiore sui manufatti di superficie, che insistono sul verde pubblico (rumore, emissione di aria inquinata e calda).

18.  Falda freatica. Non si può eludere a cuor leggero l’impatto di un’opera che lambisce il livello attuale della falda. Nonostante le misure tecniche adottate, si tratta di un rischio effettivo, essendo come noto il livello della falda molto variabile nel tempo. Si noti che nelle immediate vicinanze (via Ingegnoli 24) nel 2005 si è ritenuto opportuno limitare a 3 i piani interrati di nuovi box privati, per il rischio rappre-sentato dalla falda, e che l’acqua sotterranea ha messo in crisi la linea metropolitana in via Pacini.

 

Il Comitato Gobetti-Vallazze sottolinea che è la genesi della proposta in oggetto ad essere viziata nelle sue modalità, in quanto scaturisce solo dalla necessità di riequilibrio del piano economico relativo alla proposta Polipark anziché da una accurata analisi preliminare delle problematiche e del fabbisogno, nonché delle risorse disponibili. Ribadisce che per tutti i punti indicati sopra l’impatto di un intervento in piazza Gobetti-via Vallazze è vistosamente sproporzionato rispetto ai vantaggi. Invita a riflettere sulle possibilità alternative: non solo un possibile intervento di scala minore in “project financing” in largo Gemito per box sotterranei, ma soprattutto a metodiche che puntino nello stesso tempo a reperire posti auto e migliorare gli equilibri della zona anziché aggravarli. In particolare: l’incentivo alla ristrutturazione e ampliamento dei garages privati esistenti (autorimesse) e l’incentivo a costruire piccoli silos diffusi nelle aree edificabili della zona, le stesse dove ora si prospetta di modificare la destinazione d’uso degli ultimi edifici bassi esistenti (opifici, laboratori ecc.) per ricostruire abitazioni in altezza, in una zona già satura.