Perché
no, un parcheggio dentro il Duomo?
di
Lodovico Meneghetti
Il
19 maggio 1984 “la Repubblica” pubblicava una mia intervista, il cui titolo si
adatterebbe perfettamente alla situazione d’oggi: Processo al traffico, la
parola agli esperti. “Parcheggi in centro un errore”. Un mese prima avevo
scritto un articolo per “Polinewsia”, il mensile del Politecnico, Milano uno
spazio in sfacelo, nel quale denunciavo fra l’altro l’assurdità di un
programma di parcheggi basato sulla costruzione di silo sotterranei nel cuore
della città. A quel momento, amministrazione comunale di sinistra, assessore al
traffico e trasporti l’ingegner Vittorio Korach, un primo elenco di autorimesse
sotterranee in suolo pubblico comportanti la concessione ai privati di un
diritto di superficie che denominai “diritto di strato terrestre” parve
incredibile, tanto disinteresse rivelava per luoghi milanesi dotati di
specifici caratteri urbani: Piazza degli affari, Piazza della Vetra, Via
Unione, Piazza Meda, Piazza Liberty, via Croce Rossa, Via Cusani. Intanto erano
in costruzione avanzata gli autosilo di Via San Barnaba e di Via Vittor Pisani (quest’ultimo famoso in seguito
per essere rimasto semi-deserto). E il programma procedeva oltre: Via Marina
(lo spazio alberato che ogni amico di Milano vorrebbe vedere integrato ai
giardini di Villa reale e di Via Palestro), Corso Europa, addirittura Piazza
Fontana: di nuovo, difficile crederlo. Eppure era ancora fresca la memoria del
primo massacro di piazza storica nel centro a causa di una gigantesca
autorimessa sotterranea, quella di Piazza Borromeo. Il modello sbagliato già si
affermava qua e là. Piazza Diaz, Largo Corsia dei Servi, Via San Pietro
all’Orto…
Quanto
alle ragioni degli interventi, l’amministrazione svariava da “per i residenti”
– quando nella maggioranza dei posti deputati non abitava quasi nessuno – a
“per le esigenze del traffico operativo” (ossia gli spostamenti degli addetti
al commercio e alla finanza) secondo una curiosa contraddizione: alla domanda
fatta all’assessore, perché favorire iniziative tese a realizzare nuovi
parcheggi sotterranei privati? Diamine, fu la risposta, per liberare parti
delle reti stradali da attrezzare per la sosta operativa…
Comune
di sinistra, Comune di destra: non sembrano trascorsi due decenni. Il livello
politico culturale è il medesimo: basso, dal punto di vista dei principi
urbanistici, perfino sorprendente. Mi spiego. La logica delle autorimesse sotterranee
ha comportato una forte accelerazione, giacché, come allora, è il convinto
assessore (ora il professor Giorgio Goggi) a spingere senza ascoltare
perplessità e critiche, senza mitigare precedenti velleitarismi. Si sono
costruiti “per residenti” (presunti) silo sotterranei dotati di un primo piano
destinato a parcheggio a rotazione. Le norme definite dal Comune richiedevano
una stretta pertinenza fra localizzazione dei box interrati e la residenza dei
possessori, sicché si doveva circoscrivere un’area urbana precisa che sancisse
i diritti. La prima realizzazione di grandi dimensioni, probabilmente decisa
prima dell’insediamento della nuova giunta, fu quella di Via Mascagni, circa
700 box lungo le vere e proprie strade
sotterranee che corrono dall’ingresso all’angolo con la cerchia del Naviglio,
Via Visconti di Modrone, all’ingresso vicino alla circonvallazione, Viale
Bianca Maria. Il rispetto dell’area urbana di pertinenza ebbe un effetto
prevedibile: la domanda non era sufficiente. Così si cominciò ad allargare
l’area, fino a giungere allo spazio dell’intero comune! Molti acquisti furono man
mano solo investimenti per affittare a pendolari. Già nel caso di questa autorimessa,
sempre troppo centrale ma in ogni modo al margine del piccolo cuore spopolato, il
proposito di servire i residenti di zona (prezzi a parte) appariva in parte
pretestuoso. Ora l’inganno sembra provocazione: autosilo interrato in Piazza
Meda, già avviato (ma non ci sarà quello nuovo del dismesso garage di Via
Bagutta trasformato in grande magazzino?), in Piazza Fontana davanti al Palazzo
del Capitano del Popolo… e quali altri luoghi meno abitati e più monumentali
dello spazio segnato dalla fontana del Piermarini o dalla scultura di Pomodoro
avranno in mente i nostri per fornire all’inesistente residente il suo
inacquistabile box? e per abbattere definitivamente qualsiasi speranza di
fermare le automobili prima che possano entrare nella navata centrale
del Duomo? Che i parcheggi nel centro, monumentale e no delle città, dedicati
al “traffico operativo” di korachiana memoria o, peggio, ai turisti
costituiscano un richiamo, come una lampada per le farfalle notturne
svolazzanti nei dintorni, lo capiscono anche i primini; realizzarli dove
dovrebbe vincere la pedonalità o perlomeno il calming traffic diventa
una colpa grave nei confronti di tutti, anche di coloro che non si sentono
legati a questa povera Milano. Nel frattempo l’assessore, invece di impegnarsi
per realizzare i grandi parcheggi esterni d’interscambio col mezzo pubblico,
cerca, ancora, di realizzare silo sotterranei per residenti che non li vogliono
guarda caso in aree ricche di alberi e prati, o in luoghi come la Darsena che a
nessun autentico milanese sarebbe venuto in mente di rinnovare mediante strati
di automobili al di sotto delle mai più viste barche.
Milano, 21 giugno 2005