Un piano immediato per la mobilità sostenibile milanese
Le proposte di Ciclobby, che non si occupa solo di bici. Tariffazione della sosta, ticket, corsie riservate
Premessa
Il Sindaco Letizia Moratti e l’Assessore al Traffico Edoardo Croci hanno avuto
il merito di porre in modo concreto la questione della pollution charge
cercando una risposta coraggiosa e impegnativa, sino ad ora mai tentata nella
nostra città, decidendo di affrontare l’emergenza milanese attraverso la
riduzione delle emissioni inquinanti (pollution) e tentando così di superare il
nulla che si è fatto a questo proposito sotto le precedenti amministrazioni.
Dopo un dibattito politico che si è tradotto in un ping pong sterile e mancante
di qualsivoglia decisione – un chiacchiericcio che appare a dir poco
irresponsabile nell’attuale situazione di emergenza endemica e costante – ora
sembra arrivato lo stop a questa misura.
Riteniamo comunque che occorra valutare aspetti positivi e negativi delle
misure proposte, le possibili alternative per incidere seriamente su un
problema che una larga parte della cittadinanza avverte come fondamentale per
la propria vita presente e futura.
E’ opportuno prendere le mosse da una considerazione all’apparenza banale:
TRAFFICO (congestion) e INQUINAMENTO (pollution) sono problemi distinti, anche
se correlati.
Sono correlati nel senso che l’inquinamento urbano risulta prodotto in una
misura intorno al 75% dalle emissioni dei veicoli, e dunque dal traffico (nella
quota restante un ruolo importante hanno le emissioni degli impianti di
riscaldamento).
Ma sono altresì problemi distinti perché se pure, paradossalmente, i veicoli
funzionassero con acqua di mare ed emettessero unicamente ossigeno puro
aromatizzato con il delicato profumo del risotto allo zafferano, resterebbero
comunque da affrontare tutti gli altri aspetti legati al congestionamento da
traffico: rumore, incidentalità, occupazione degli spazi e degrado dello spazio
urbano, incidenza sui tempi di lavoro e di non lavoro, costi sociali e costi
individuali che nessuna auto ad emissione “zero” può eliminare e che gravano
pesantemente sulla qualità della vita dei cittadini e addirittura sulla loro
aspettativa di vita (le statistiche parlano di 800 morti l’anno solo come
effetto dell’inquinamento urbano).
A ciò si aggiunge un ulteriore aspetto.
Poiché l’inquinamento – ma sarebbe meglio parlare al plurale, essendo multipli
gli agenti inquinanti (gas, idrocarburi, rumore…) e non limitabili solo alle
famigerate Pm10 del particolato fine – non si lascia arrestare dai confini
amministrativi di un Comune, è evidente che la gestione delle politiche
ambientali (in particolare quanto alla soglia di tollerabilità degli inquinanti
all’interno di una determinata area) non possa essere solo municipale.
In questo senso, quindi, la proposta di una pollution charge, che distingue il
contributo economico dovuto in base al carico inquinante dei veicoli
(classificazione Euro 0, 1, 2, etc.), all’interno di un’area della città di
Milano, e solo entro alcune fasce orarie, presta il fianco ad obiezioni
abbastanza rilevanti: cioè di costituire una risposta parziale e di limitata
efficacia al problema “pollution”.
Proprio in relazione ai limiti sopra ricordati sembrerebbe poter avere un
maggiore impatto un sistema di road pricing (la cd. congestion charge),
accompagnato da una tariffazione della sosta estesa all’intera città (cd. park
pricing). La congestion charge, a differenza della pollution charge, colpisce
il traffico circolante sulle strade all’interno di una determinata area e ha il
vantaggio di non dipendere dalla classe inquinante del parco veicolare (con ciò
si può dire che essa risponde meglio all’esigenza di considerare traffico e
inquinamento come problematiche distinte). Il park pricing, poi, permette una
tariffazione molto precisa e selettiva, nel senso che può essere modulata: cioè
più cara nelle zone maggiormente dotate di mezzi pubblici, dove maggiori sono
le alternative di trasporto, più leggera nelle zone meno servite dai trasporti
pubblici, con agevolazioni ed esenzioni altrettanto mirate (es. veicoli del car
sharing). Chiaramente, l’adozione di un sistema diffuso di park pricing
richiede che si adotti un controllo efficace e non episodico della sosta
selvaggia, anche per quanto riguarda il carico/scarico merci.
Ma, per non perdere di vista l’obiettivo finale e tenendo conto che, sin qui e
da molti anni, a parte una vacua fiera di parole, poco o nulla si è fatto di
concreto, organico e strutturale a Milano per invertire la situazione nella
quale ci troviamo, è bene evitare di gettar via il bambino insieme all’acqua
sporca.
Ciò a maggior ragione in considerazione del fatto che, volenti o no, solo le
amministrazioni pubbliche (Regione e Comune, innanzitutto, ma anche la
Provincia e fatta salva la residua competenza statale) sembrano dotate dei
necessari poteri di intervento.
Non si può infatti dimenticare che, lo scorso inverno, 180 cittadini – sia come
singoli sia in rappresentanza di comitati e associazioni, tra cui anche
CICLOBBY – si sono rivolti alla magistratura con un ricorso in via di urgenza,
ex art. 700 c.p.c., per chiedere ad essa interventi immediati, in sostituzione
del Comune di Milano e della Regione Lombardia inadempienti agli obblighi di
legge (per il solo Pm 10, nel 2005, si sono verificati 151 giorni di sforamento
della soglia critica di 50 microgrammi al metrocubo, contro i 35 giorni massimi
di esposizione alle polveri che la normativa comunitaria recepita a livello
nazionale ammette; e tali superamenti hanno altresì visto registrare valori
giornalieri superiori di due, tre volte a quanto normativamente tollerato), per
evitare il pericolo attuale di un danno grave alla salute dei cittadini, dunque
di un diritto di rango costituzionale.
Il giudice civile, in primo grado prima e poi in appello, ha respinto il
ricorso, non per infondatezza dei motivi, che sono anzi stati in buona sostanza
ritenuti sussistenti (determinando anche la decisione del giudice di compensare
le spese legali), sia in relazione alla gravità sia alla attualità del
pericolo, ma solo in quanto si ritiene vigente un limite interno della
giurisdizione del giudice ordinario nei confronti delle pubbliche
amministrazioni (discendente dalla L. 2248 del 1865, sic!), sicché in questi
casi “ci si trova di fronte ad ipotesi in cui la P.A. esercita in parte un vero
e proprio potere di supremazia (…) e comunque un potere autoritativo” (Trib.
Milano, Sez. I civ., Galli+177 vs. Comune di Milano + Regione Lombardia, Ord. 1
giugno 2006, Rel. Gandolfi). Un potere che non ammette sostituzioni.
Da qui, dunque, bisogna partire per un ragionamento che integri e non escluda
proposte anche diverse, purché razionalmente e coerentemente tese al
raggiungimento di un obiettivo comune, chiaro e condiviso, in tempi non
biblici.
Occorre allora smettere di limitarsi, per cinismo o rassegnazione, a tamponare
le emergenze e ad alzare gli occhi al cielo in attesa di eventi meteorologici
favorevoli: bisogna finalmente intervenire.
Osservazioni e proposte
1) E’ impensabile uscire dall’attuale situazione di emergenza derivante
dall’effetto combinato di traffico e inquinamento se non ripensando
complessivamente le scelte di mobilità, agevolando innanzitutto quelle a minore
impatto.
2) I limiti derivanti dall’attuale modello di sviluppo della mobilità
motorizzata e la drammatica emergenza a cui assistiamo richiedono quindi la
modifica di abitudini individuali che non può passare attraverso soluzioni
necessariamente diluite nell’arco di molti anni (tale sarebbe ad es.
subordinare l’attuazione di interventi più incisivi solo a seguito della
costruzione di nuove linee metropolitane).
3) Condivisibile l’esigenza di destinare maggiori risorse al rafforzamento dei
trasporti pubblici, che devono essere in ogni modo favoriti, anche per
rispondere alla crescita della domanda (e a tale proposito si può osservare che
è necessario intervenire sia sulla estensione della rete sia, e soprattutto,
sul contenimento delle soglie di frequenza delle corse, che non può in ogni
caso superare i 10 minuti di attesa: estensione, frequenza, velocità, puntualità
e comfort sono criteri che ogni utente adotta, più o meno consapevolmente, per
valutare la convenienza della scelta a favore del mezzo pubblico).
Ma alcuni interventi, oltre ad essere sostenibili sul piano dei costi, lungi
dal richiedere anni, possono essere attuati nell’immediato o nel breve periodo,
anche per dare contenuto concreto e costruttivo alla frequente obiezione
secondo cui appare necessario “prima favorire il trasporto pubblico” evitando
che essa appaia il dito, l’alibi dietro cui si può celare una volontà di non
fare, di non cambiare nulla. Eccone alcuni su cui vorremmo poter avere risposte
pubbliche e ufficiali:
a. Semafori asserviti ai mezzi pubblici: prima di disporsi al rosso danno la
precedenza al mezzo pubblico che sopraggiunge, permettendogli così di
proseguire la corsa. Gli impianti a Milano esistono già ma, per incomprensibili
ragioni, non sono mai entrati in servizio. E’ intenzione del Comune renderli
funzionanti? Entro quando?
b. Corsie preferenziali: per rendere competitivo il trasporto pubblico
migliorandone la velocità commerciale occorre non solo incrementare
l’estensione delle corsie esistenti, ma anche sorvegliare che esse non vengano
utilizzate e occupate in modo abusivo da altri veicoli. Tale sorveglianza
compete al Comune di Milano (Polizia Locale) e appare spesso disattesa.
c. Integrazione tariffaria: la vigente normativa regionale già prevede che
debba essere adottato un biglietto unico per i mezzi pubblici di Milano e
hinterland. Regione e Comune di Milano, principali responsabili dell’attuazione
di tale normativa, dicano quali sono i tempi previsti per l’attuazione,
assumendo precisi impegni in proposito.
d. Mezzi di superficie di nuova generazione: molti dei bus (e dei tram) entrati
recentemente in funzione in città su alcune linee urbane sono particolarmente
lunghi (Eurotram e bus articolati). Bisogna fare in modo che questi mezzi ad
alta capienza trasportistica, che si incagliano facilmente nel traffico, siano
favoriti attraverso opportuni provvedimenti che ne agevolino la circolazione
protetta, fermo restando che servono anche mezzi snelli, numerosi e frequenti,
ben distribuiti nell’arco della giornata, in grado di soddisfare al meglio la
domanda di mobilità.
e. Combustibili dei mezzi pubblici: è possibile essere rassicurati in merito al
fatto che, su tutti i mezzi pubblici a motore circolanti in ambito sia urbano
sia extraurbano, in tutta la Regione Lombardia, siano già in opera le
tecnologie idonee a ridurre l’impatto inquinante (motori e combustibili
ecologici, filtri antiparticolato)? Su questi temi dovrebbe esserci anche una
competenza del Settore Trasporti della Provincia di Milano, in quanto le
società delle linee di trasporto pubblico hanno la concessione all'esercizio da
parte della Provincia, che indice le gare d'appalto. Quindi, il tutto dovrebbe
essere regolato da appositi capitolati. E’ possibile conoscere con esattezza lo
stato attuale della questione?
f. Prolungamento orari apertura della metropolitana: l’estensione del servizio
andrebbe resa operativa al più presto e in modo stabile, possibilmente non solo
nei fine settimana. Negli orari di chiusura, occorre migliorare ed ampliare
l’offerta del servizio Radiobus.
4) Occorre intervenire sulla logistica delle merci, favorendo il più possibile
l’utilizzo di mobilità a basso impatto, regolamentando gli orari, ad esempio
per il carico e scarico delle merci, la raccolta dei rifiuti, e assicurandone
l’osservanza, e soprattutto introducendo progressivamente un sistema di
distribuzione delle merci fondato su piattaforme logistiche locali, utilizzo
della ferrovia e di mezzi di distribuzione finale elettrici. Occorre comunque
far rispettare le ordinanze già attualmente in vigore concernenti i limiti di
circolazione dei veicoli pesanti all’interno della città.
5) La realizzazione di nuovi parcheggi “a rotazione” deve essere funzionale a
localizzazioni di interscambio, meglio se di cintura, con i mezzi di trasporto
pubblico e non invece di destinazione finale, soprattutto se all’interno del
centro storico (Mura spagnole).
Viceversa, la creazione di nuove strutture di parcheggio nel cuore della città,
lungi dallo scoraggiare, costituisce un fattore di incentivazione alla
penetrazione di ulteriore traffico veicolare. Questa criticità si aggiunge alle
obiezioni che in numerosi casi sono state fondatamente sollevate in relazione
alla scelta delle localizzazioni in aree di pregio storico e monumentale (tali
sono, ad esempio, i casi del parcheggio sotto la Darsena o in piazza Meda). In
tale ottica il Piano parcheggi approvato dalla precedente Amministrazione
comunale richiede di essere profondamente rivisto.
6) E’ indispensabile condividere e rendere al più presto operativo il Piano
della Mobilità Ciclistica, impostando le linee di una nuova politica della
ciclabilità, nella nostra città sostanzialmente ferma da quasi venti anni, che
sia costituita non più solo da progetti e programmi, isolati e disgiunti e
spesso destinati a restare solo sulla carta, ma si materializzi finalmente con
interventi concreti e realizzazioni che non possono più essere ulteriormente
differiti ad attesi. A maggior ragione in considerazione dell’utile contributo
che la bici può dare per la riduzione del traffico e dell’inquinamento urbano
(e non solo).
7) Sulla proposta del ticket, così come declinata fino a questo momento, si può
osservare che essa è apparsa caratterizzata da una relativa incertezza dei
contenuti tecnici: se manca solidità all’impianto razionale, se vi sono
contraddizioni tecniche, il rischio di ricadute sul piano politico, e quindi sulla
effettiva sostenibilità della misura, è alto. Ma le conseguenze di una
eventuale retromarcia (come pure di un differimento sine die) su questi temi
sarebbero assai gravi e destinate a durare. Per queste ragioni la proposta
merita adesione e sostegno critico in un’ottica migliorativa. Gli aspetti
critici vanno cioè inseriti in un quadro di valutazioni complessivamente
positivo.
8) Al di là di una opzione tendenzialmente favorevole, come espresso in
premessa, alla adozione di una misura combinata di congestion charge e park
pricing, i punti che sembrano irrinunciabili su un sistema di tariffazione sono
i seguenti:
I. FINALIZZAZIONE. Non si può pensare che si tratti della introduzione di una
tassa aggiuntiva, di un’ulteriore vessazione economica. I proventi del sistema
di tariffazione (siano essi derivanti da pollution charge, congestion charge,
park pricing) devono essere finalizzati esclusivamente alla mobilità. Tale
finalizzazione deve essere il più possibile trasparente, chiara e fortemente
visibile perché solo attraverso una verifica, un riscontro permanente della
concreta utilità dell’onere sostenuto si può dimostrare alla cittadinanza che
“la posta vale la candela” ed è possibile convincere, attraverso la visibilità
dei benefici, oltre a quella dei costi, anche coloro che sono oggi più esitanti
e scettici, o addirittura contrari. Su questo aspetto di credibilità si gioca
una grossa parte della sfida e delle ragioni di successo o insuccesso della
misura in discussione. La dimensione degli introiti previsti è tale da
consentire interventi strutturali molto consistenti ed è dunque fondamentale
che essi siano conosciuti con precisione e condivisi in anticipo.
II. RESIDENTI vs. PENDOLARI? Totalmente sbagliata, anche se per fortuna
apparentemente superata, è stata l’impostazione data inizialmente alla
questione da parte della Giunta comunale di Milano. L’ottica degli interventi
non può essere “milanocentrica” e vedere esclusi i residenti dalla applicazione
di una misura che avrebbe come unica platea di destinatari quella dei pendolari
provenienti dall’hinterland, spesso costretti a utilizzare l’auto privata per
le note e antiche inefficienze del trasporto pubblico o comunque per la
mancanza di alternative praticabili.
Anche i residenti a Milano devono quindi essere soggetti alle misure destinate
a creare un deterrente all’uso massiccio, spesso abuso, dell’auto privata. E si
deve tendere al confronto e alla condivisione più ampia con i Comuni esterni
alla città e con tutte le altre istituzioni coinvolte (Regione Lombardia e
Provincia di Milano). Tenendo conto che queste misure, se pure non
determineranno per sé stesse l’uscita dalla emergenza che grava sull’intera
Pianura padana, avranno sicuramente l’effetto di modificare le modalità di
spostamento a favore di nuove abitudini, così contribuendo a spostare il
bilancio della mobilità in una direzione maggiormente sostenibile. Con
l’impegno di tutti.
Il
documento, proposto dalla presidenza di Fiab CICLOBBY onlus, è stato condiviso
dal Consiglio Direttivo dell’associazione il 16 novembre 2006.