Mezzo decalogo per muoversi a Milano
Appello ai candidati sindaco di quattro trasportisti milanesi
Il traffico e le sue
ricadute negative- congestione, inquinamento, stress, incidenti etc- che ormai
da decenni affliggono la Grande Milano, costituiscono la principale criticità
di cui soffre la nostra città. Noi pensiamo che tale problema non possa essere
affrontato e superato senza aggredire con la dovuta energia e coerenza tutte le
cause della (grave) malattia che ci affligge.
Per prima cosa bisogna impedire che il futuro sviluppo della metropoli generi
l’ulteriore aggravarsi delle criticità. Ciò significa garantire, attraverso una
programmazione responsabile, che nuovi insediamenti abitativi, produttivi,
culturali e ludici avvengano nelle aree dotate di efficaci sistemi di trasporto
pubblico, impedendo contestualmente la localizzazione di dette attività laddove
manchino queste risorse. Purtroppo la legge regionale 12 del 2005 va in
direzione opposta, affidando il controllo dello sviluppo insediativo ai 1546
comuni lombardi, solitamente costretti dalle ristrettezze finanziarie ad
ammettere insediamenti ovunque, pur di incassare oneri di urbanizzazione ed
Ici, che ne tengono in vita il bilancio. Per fermare la metastasi del nostro
territorio occorre, dunque, cambiare quella legge e procedere, almeno nell’area
milanese, alla realizzazione, prevista del resto dalla stessa Costituzione,
della Città metropolitana
La seconda cosa da fare è organizzare nel modo più efficace la risposta alla
domanda di mobilità non in astratto ma in termini concreti e cioè di
fattibilità economica degli interventi di potenziamento infrastrutturale, per i
quali non è più derogabile un forte investimento di risorse statali, che negli
ultimi 5 anni sono state sempre annunciate dal governo e mai realmente erogate.
Non vi è alcun dubbio sul vantaggio offerto dalle metropolitane sotterranee; ma
alla pari non vi è alcun dubbio che tale vantaggio si esprime anche con i
sistemi di trasporto pubblico di superficie se ragioniamo in termini di rapporto
costi benefici, cioè in termini di incrementi di prestazione ottenibili per
ciascun euro investito, e soprattutto se guardiamo ad un ritorno di risultati
nel breve e medio periodo. Più concretamente tra gli interventi ad alta
efficacia sui quali occorre concentrare gli investimenti, e le decisioni nel
corso della prossima legislatura sono da indicare:
1) le protezioni fisiche delle linee di trasporto pubblico di superficie fin
nel centro della città
2) il loro ulteriore svincolamento dalla congestione del traffico privato
mediante l’asservimento dei semafori a favore del mezzo di trasporto collettivo
, abbinato anche ad un efficiente sistema d’informazione all’utenza
3) una estensione della regolamentazione della sosta che preveda criteri di
equità tra residenti e non residenti
4) nuovi parcheggi per residenti purchè a basso impatto e finalizzati al
miglioramento ambientale
5) un progetto ben meditato e finanziamento attuabile di ottimizzazione del
grande nodo ferroviario di Milano
6) sviluppo di nuove infrastrutture di trasporto urbano in sotterranea, con
particolare attenzione per le tratte periferiche, in superficie, e di parcheggi
d’interscambio
Gli interventi dovranno essere sviluppati in un quadro di certezza del
finanziamento e della temporizzazione dei cantieri, di rigorosa selezione delle
priorità e in una logica di sistema metropolitano dei trasporti integrato, non
solo in senso radiale, ma anche trasversale ed interperiferico.
Questi sono i punti di forza determinanti sui quali far leva per ridurre la
propensione dei cittadini all’uso dell’automobile. L’azienda di gestione del
trasporto pubblico deve esaltare la propria missione di protagonista nel
risanamento della città sotto il profilo della congestione del traffico. La
privatizzazione del servizio attraverso la sua messa in gara, da taluni
insistentemente invocata come una panacea, avrebbe invece sicuramente l’effetto
opposto: quello di ridurre la qualità e quantità del servizio accrescendo la
propensione all’uso dell’automobile.
La terza cosa da fare è occuparsi delle merci, e in particolare, anche se non
soltanto, della loro distribuzione urbana. Occorre procedere a innovare
l’attuale organizzazione, oggi eccessivamente polverizzata, con un sistema
distributivo per quanto possibile unificato attorno a piattaforme logistiche di
quartiere che siano alimentate e smaltiscano prevalentemente mediante vettori
elettrici. Le stazioni ferroviarie sono i luoghi naturali per tali piattaforme.
La quarta cosa da fare è prendere sul serio l’opportunità offerta dallo
sviluppo della mobilità dolce. Gli spostamenti a piedi e in bicicletta, se
avvengono in condizioni sicure e gradevoli possono ridurre la mobilità
motorizzata di quote tutt’altro che insignificanti. Occorre a tal fine mettere
a sistema gli itinerari ciclopedonali connettendoli sistematicamente con gli
spazi verdi.
La quinta cosa da fare è smettere di assumere droghe e veleni, ( fuor di
metafora di creare parcheggi a rotazione in destinazione, superstrade urbane e
intersezioni a più livelli) almeno fino a che si sia stabilizzato un recupero,
diciamo almeno del 20% del traffico totale, a vantaggio di modalità non
automobilistiche. Solo allora, su singoli elementi della rete viaria, potrebbe
essere giusto considerare puntuali interventi di fluidificazione.
La sesta, la settima ,e via discorrendo fino all’ennesima cosa da fare si
omettono per amore di brevità: è chiaro che una numerosissima serie di altri
interventi e provvedimenti possono essere opportuni sia sul versante dell’
offerta di sistemi di mobilità che su quello di formazione della domanda. Ma
quel che premeva era mettere a fuoco almeno le priorità.
Siamo a ridosso delle elezioni amministrative ed è perciò normale chiedersi
quali punti di questa agenda siano presenti nei programmi dei due candidati a
Sindaco di Milano.
Nel programma di Letizia Moratti il tema della pianificazione metropolitana è
appena sfiorato.
In quello di Bruno Ferrante è affidato soprattutto alla volontà di cooperazione
tra le istituzioni oggi esistenti, e sembra di capire, per mancanza di altri
riferimenti, dentro lo schema dell’attuale sistema normativo.
Letizia Moratti non parla di mezzi di superficie e si limita a indicare due
nuove metropolitane e un secondo passante ferroviario sotterraneo, mentre al
contempo pone l’accento su nuovi interventi stradali (invasivi) per la
fluidificazione del traffico.
Bruno Ferrante dichiarandosi contro le nuove grandi infrastrutture stradali
urbane, confida soprattutto sulle nuove metropolitane , sull’ottimizzazione del
sistema di trasporto pubblico di superficie e alla pari sulla necessità di
creare le condizioni affinchè una quota consistente di traffico privato si
sposti sul trasporto pubblico, per esempio mediante il potenziamento dei
parcheggi d’interscambio .
I due programmi sono dunque evidentemente diversi, e sarà ciascuno di noi a
giudicarli in veste di cittadino elettore.
In qualità di tecnici non possiamo esimerci dal richiamare la necessità che vi
sia una piena coerenza tra obbiettivi dichiarati e mezzi per raggiungerli , di
fronte alla inderogabile necessità di far crescere e rafforzare le capacità di
competizione, innovazione, qualità del vivere della nostra Città.
Siamo qui allora a richiedere che le politiche che verranno messe in atto dal
vincitore partono da un livello di grande coerenza, a pena altrimenti di un
ulteriore, sicuro slittamento verso il basso nella graduatoria della qualità
urbana, per la Milano degli anni futuri.
Giuseppe Boatti- Politecnico di Milano
Massimo Ferrari- Presidente Nazionale UTP
Renato Manigrasso- Politecnico di Milano
Luigi Santambrogio- già Assessore alla Mobilità del Comune di Milano